India: domani terza tornata elettorale, si voterà in 94 collegi
Seggi chiusi a Surat, in Gujarat, unico candidato già vincitore
L'india si prepara a votare domani per la terza tornata delle elezioni politiche generali, che quest'anno sono le più lunghe mai tenute nella storia del Paese, diluite nell'arco di sette settimane, dal 19 aprile al 1 giugno. Nei seggi, che saranno aperti in dodici tra stati ed Unità Territoriali, gli elettori voteranno per un totale di 94 dei 543 deputati della Lok Sabha, la Camera Bassa del Parlamento indiano. Nelle precedenti elezioni del 2019, di questi 94 seggi 78 vennero conquistati dalla Nda, l'alleanza guidata dal Bjp, il partito al governo, 6 dalla coalizione dei partiti oppositori, guidati dal Congresso, mentre i rimanenti 10 andarono a vari partiti che si erano presentati individualmente. Tra i candidati più in vista in corsa domani, il potente ministro degli Interni Amit Shah, considerato il braccio destro del Premier Modi, in lista nel collegio di Gandhinagar, nel Gujarat; l'industriale Badruddin Ajmal, titolare dell'azienda che porta il suo nome, considerato re della profumeria indiana, che cerca la rielezione in Assam, e Jyotiraditya Scindia, attuale ministro dell'Aviazione civile e ultimo erede della dinastia principesca di Gwalior, uno dei regni dell'epoca coloniale, in gara nel collegio di Guna, nello stato del Madhya Pradesh. Con un caso unico in queste elezioni, nelle quali nessuno altro stato è chiamato a scegliere tutti i suoi rappresentanti nella stessa tornata, domani gli elettori del Gujarat eleggeranno 25 dei 26 deputati dello stato: nel 26esimo collegio, quello di Surat, non c'è bisogno di seggi. Qui il candidato del Bjp, Mukesh Dalal, è già stato proclamato vincitore, per la mancanza di altri concorrenti: dopo che il candidato del partito del Congresso non è stato ammesso "per errori formali" nella presentazione della candidatura, tutti gli altri partiti di opposizione si sono ritirati per protesta. Il Congresso ha già annunciato che ricorrerà alla Corte Suprema al termine delle elezioni, mentre vari commentatori hanno criticato la scelta di non presentarsi, segnalando che significa deprivare gli elettori di un diritto costituzionale.
(C.Fontaine--LPdF)