La Bussola di Bernardini in mostra in Versilia
A Seravezza rassegna su 30 anni divismo, spettacolo e cultura
Trent'anni di divismo, spettacolo, cultura e società raccontati attraverso documenti e fotografie inedite, lettere autografe, contratti della neonata Rai, locandine e dischi, tutto patrimonio del ricchissimo archivio della Bussola e di Bussoladomani di Sergio Bernardini che per la prima volta apre al pubblico grazie a una mostra. E 'Divismo spettacolo cultura (1950-1980) - La Bussola di Bernardini', è il titolo della rassegna, a cura di Andrea Tenerini e Alessandro Volpi, ospitata da oggi al 29 settembre nel Palazzo mediceo e nelle Scuderie granducali di Seravezza (Lucca), in quella Versilia che fu segnata dalla Bussola in quegli anni ruggenti. Nelle ventisei sezioni dell'esposizione - promossa dal Comune di Serravezza e Fondazione Terre Medicee - si racconta della Bussola come uno dei luoghi che maggiormente hanno contribuito al cambiamento dell'immaginario, delle sensibilità e dei gusti nazionali. Bernardini, nelle innumerevoli stagioni portò in Italia, prima di chiunque altro, i più grandi nomi internazionali dello spettacolo e della musica come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Ray Charles, Aretha Franklin, Juliette Greco, Gilbert Becaud, Johnny Halliday, Charles Aznavour e lanciò figure quali Mina e Adriano Celentano. Nel suo locale, che aprì il 2 luglio 1955 con un giovane Renato Carosone, si esibirono poi da Enzo Gaber a Fabriziò De Andrè e Gino Paoli, da Lucio Battisti a Raffaella Carrà, Loredana Bertè e Mia Martini, Gabriella Ferri, Patti Pravo e Franco Califano, Claudio Baglioni e Riccardo Cocciante, Alighiero Noschese, Walter Chiari e Domenico Modugno. Ad accompagnare i visitatori un percorso espositivo che si avvale anche di una serie di contributi multimediali e di un allestimento suggestivo dove è stato ricostruito con tutti i pezzi originali anche l'ufficio dove Bernardini riceveva i suoi artisti. "L'Italia che usciva dalla Seconda guerra mondiale - spiegano gli organizzatori della rassegna - non aveva un'idea chiara di cosa fosse il divertimento o l'aveva certamente smarrita. Bisognava così ricominciare daccapo ma occorreva farlo con forme nuove perché le forze armate americane avevano portato un modello di divertimento con cui era necessario misurarsi. Per realizzare un simile obiettivo occorreva un locale che diventasse un vero e proprio marchio dalle forti valenze simboliche, destinate a dare riconoscibilità e un senso di appartenenza a chi lo frequentava, e che riuscisse ad alimentare la propria notorietà per la fama artistica e per la popolarità dei divi che vi si esibivano. La Bussola di Bernardini rappresentò tutto questo".
(R.Lavigne--LPdF)