La Vestale di Spontini a Jesi sarà ispirata a Maria Callas
Nuova produzione celebra 250° della nascita del compositore
(di Federica Acqua) Inscenata per la prima volta a Parigi nel 1807 con incredibile successo, collezionando in pochi anni 200 repliche che si estesero anche ai più importanti teatri europei, La Vestale di Gaspare Spontini (Maiolati 1774 - Maiolati 1851) era poi sparita dai palcoscenici. In Italia era stata riproposta alla Scala nel 1954 in una memorabile edizione firmata da Luchino Visconti con Franco Corelli e Maria Callas, e proprio all'interpretazione della Callas, non solo nelle vesti di cantante ma di donna con tutte le sue passioni, si è ispirato il regista, scenografo e costumista Gianluca Falaschi nel metterla in scena in una nuova produzione al Teatro Pergolesi di Jesi il 18 ottobre prossimo. Illustrata oggi in un incontro stampa con il cast, La Tragédie lyrique in tre atti su libretto di Victor-Joseph-Etienne de Jouy inaugura la 57/a stagione lirica del palco jesino, dove era stata proposta solo nel 1875, nel 1974 e nel 1986, e rappresenta l'apice delle celebrazioni per il 250° anno della nascita del compositore (nella vicina Maiolati Spontini), avviate il 16 marzo scorso con un concerto di Riccardo Muti. Realizzata da Spontini non senza difficoltà e opposizioni a quattro anni dal suo arrivo a Parigi grazie alla protezione della moglie di Napoleone Josephine, l'opera narra la storia di Giulia, amante riamata del vittorioso generale romano Licinio a cui però non può darsi, perché destinata dalla famiglia al ruolo di vestale e alla castità, che se infranta la condanna a essere sepolta viva. Combattuta tra dovere e passione, cederà a quest'ultima facendo spegnere il fuoco sacro, ma ormai vicina alla morte sarà salvata da un miracoloso intervento divino che lo riaccende consacrando l'amore tra i due. Un percorso drammaturgico ad alto impatto emotivo concepito da Spontini come un unicum ininterrotto e consequenziale di cori, recitativi, arie e duetti che trasecolano l'uno nell'altro, sostenuti da una partitura orchestrale poderosa arricchita da due balletti e da un approfondimento psicologico dei personaggi, in particolare di Giulia, che pongono l'opera a metà tra classicismo e romanticismo. Falaschi ne reinterpreta lo spirito ambientandola negli anni '50 con una Callas votata come Giulia a qualcosa di superiore, in questo caso il fuoco sacro dell'arte, che la mette in contatto col divino e ne realizza le aspirazioni personali. Un fuoco, simbolizzato dalle vesti neoclassiche che riproducono quelle disegnate nella versione scaligera del '54 dallo scenografo e costumista Piero Zuffi, di cui la donna si spoglierà per cedere all'amore (nel caso della Callas quello divorante con Onassis), sacrificando in fondo se stessa al ruolo di donna trofeo di un uomo che la vuole possedere. Interpretata da Carmela Remigio, Giulia seguirà Licinio, emblema nell'opera dell'ascesa della borghesia in cui molti videro la figura dello stesso Napoleone, impersonato da Bruno Taddia in base all'edizione critica in francese di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna, ispirata alla partitura originale di Spontini in collaborazione con l'omonimo Centro Studi di Maiolati. Corredano il cast Joseph Dahdah (Cinna), Daniela Pini (Grande Vestale), Adriano Gramigni (Gran Pontefice) e Massimo Pagano (sia console che capo degli Aruspici). La direzione dell'orchestra La Corelli e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza è di Alessandro Benigni. I balletti con otto danzatori (quattro uomini e quattro donne) sono affidati a Luca Silvestrini, che torna per l'occasione da Londra nella sua città natale, capofila di questa coproduzione con le Fondazioni Teatri di Piacenza, Teatro Verdi di Pisa e Ravenna Manifestazioni.
(C.Fontaine--LPdF)