Nabucco debutta alle Muse tra religiosità e profezia
Nuova produzione apre stagione lirica il 25 ottobre
"Nabucco, un'opera profetica e un titolo caro al grande pubblico, che parla di conflitti in Medio Oriente e che seppure lontana nel tempo ci fa riflettere su quello che accade oggi nel mondo". Così il direttore artistico della stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona Vincenzo De Vivo, illustrando all'Ansa a latere della conferenza stampa di presentazione del cast, il capolavoro di Verdi, nuova produzione dell'omonima Fondazione che il 25 ottobre prossimo inaugura la stagione (replica 27 ottobre ore 16,30). "Un'opera - ha continuato - in cui tutti i personaggi compiono un grande percorso interiore e trovano la verità in sé stessi. Compreso il pubblico che s'identifica col coro di un popolo che non è solo quello ebreo delle rive dell'Eufrate, ma è universale". Ispirata al Vecchio Testamento su libretto di Temistocle Solera, Nabucco è la terza opera di un giovane Verdi (1813-1901) che aveva da poco perso la moglie e i due figli piccoli. Il debutto alla Scala di Milano il 9 marzo del 1842 fu un grande successo con ben 75 riprese. Tra le tante letture che suggerisce, da quella patriottica-risorgimentale a quella incentrata sul tema dell'emarginazione, il regista Mariano Bauduin, che di Verdi aveva già diretto Attila alle Muse nel 2022, ha scelto quella spirituale e religiosa, conferendo alla drammaturgia l'andamento di un oratorio. Compositore egli stesso, formatosi al Conservatorio di Napoli, ha interpretato i titoli dati da Verdi alle quattro parti della composizione: Gerusalemme, L'empio, La Profezia e L'idolo infranto, come altrettanti momenti musicali a sé stanti di una liturgia sacra ancestrale e mitica realizzata dallo scenografo Lucio Diana con istallazioni simboliche astratte su cui campeggia una torre di Babele, dove i protagonisti si muovono con gesti ieratici nei costumi storici ma essenziali di Stefania Cempini. Una visione che anche per il direttore d'orchestra Gyorgy Gyorivànyi Ràth, sul podio della Form, del Coro Lirico Marchigiano Bellini e dell'Orchestra Fiati di Ancona, concorre ad esprimere lo spirito dell'opera in cui si scorge tutta la grandezza del Verdi più maturo. La vicenda, sullo sfondo del conflitto tra ebrei e babilonesi il cui re Nabucco ha conquistato Gerusalemme (587 a.C), è quella che antepone Fenena ad Abigaille, entrambe figlie di Nabucco ed innamorate di Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Ma solo Fenena, fatta prigioniera dagli ebrei per essere utilizzata come merce di scambio è riamata dal giovane e si converte alla sua religione, mentre l'altra, che si scopre poi essere figlia illegittima, sentendosi rifiutata muove contro di loro e il suo stesso padre che in un delirio di onnipotenza si dichiara Dio e impazzisce. Deposto da Abigaille per ereditarne il regno, recupera poi la ragione e libera gli ebrei, mentre Abigaille si uccide. A dar voce e corpo a Nabucco sarà il baritono Ernesto Petti, veterano del ruolo che definisce 'impegnativo per la grande versatilità vocale richiesta dai tanti stati d'animo che attraversa il personaggio, passando da tessiture molto intense a momenti di bel canto, in cui alla fine sulla superbia di sovrano prevale l'amore per la figlia Fenena'. Il soprano Rebeka Lokar sarà Abigaille,'una donna resa crudele dalla mancanza di amore, che tecnicamente richiede un grande controllo vocale alternando momenti drammatici a momenti lirici'. Completano il cast Nicola Ulivieri (Zaccaria), Alessandro Scotto Di Luzio (Ismaele) e Irene Savignano (Fenena).
(V.Blanchet--LPdF)