Museo del Cinema studia nuovo allestimento e investe sul Massimo
Ghigo e Chatrian illustrano progetti, a febbraio mostra Cameron
Il Museo Nazionale del Cinema si appresta a chiudere l'anno con oltre 800.000 visitatori e si prepara al 2025 con progetti ambiziosi: l'avvio della nuova organizzazione degli spazi per le entrate e le uscite dei visitatori e del nuovo allestimento tecnico, ma anche una programmazione meglio definita e una più precisa identità per la sua sala cinematografica del cinema Massimo. Lo hanno spiegato il presidente Enzo Ghigo e il direttore Carlo Chatrian, il cui mandato diventerà operativo dal primo gennaio. Tra i primi appuntamenti la mostra di James Cameron, il regista di Avatar, che apirà al pubblico il 26 febbraio. "Stiamo facendo le indagini preliminari, sono in corso i sopralluoghi. Nel 2025 faremo partire il concorso di progetti, che vogliamo sia a livello internazionale, per riorganizzare il flusso di entrate ed uscite attraverso il giardino, con biglietteria, caffetteria e bookshop, ma anche per un nuovo allestimento tecnico, un nuovo progetto scenografico e artistico" ha detto Chatrian. "A sostegno di questo piano ci sono i 40 milioni di euro messi a disposizione dal ministero della Cultura per i prossimi 4 anni. Il tentativo di fare un museo del cinema a Cinecittà è fallito, l'unico museo nazionale è il nostro" ha ricordato Ghigo. Chatrian ha a cuore anche la questione cinema: "Se ci chiamiamo Museo del Cinema non possiamo prescindere da una sala cinematografica. Le sale funzionano se hanno un'identità forte e oggi quelle del cinema Massimo non ce l'hanno. La sala 3 oggi è un po' di tutto. Sono in corso le valutazioni, ma vogliamo investire sul Massimo, non può essere usata come spazio pubblico". Ghigo sottolinea anche la politica di welfare del Museo, prima istituzione culturale a firmare un accordo sindacale per la riduzione di orario da 8 a 7,5 ore, ma anche il bonus tocket da mille euro l'anno. Con uno sguardo vigile alla sicurezza (il Museo è rappresentato nel Comitato istituito in prefettura) visto che la Mole è un simbolo della città per chi manifesta.
(V.Blanchet--LPdF)